Mi aggiro in silenzio tra i volti e le figure di questa magnifica foresta.
I suoi abitanti mi osservano silenziosi, il loro sguardo è profondo e giunge a me invadente, agitando in un miscuglio di severità e bontà il mio animo.
La luce che qui regna è pacata e oscura, ma il sole riesce spesso a penetrarla con i suoi gialli riflessi e allieta la natura facendola ringiovanire nei fiori e nella serenità dei giovani cuori. Così è il percorso nei quadri dell’artista, la vita raggiunge l’inverno nella vecchiaia e da essa rifiorisce nel volto di una fanciulla, cosparso di invitanti fiori, o in quella di un giovane pieno di speranze presto recise.
Ritorna la radice profonda delle tradizioni, concretizzata nella figura della donna, simbolo della unione familiare e dei principi su cui si fonda il nascere delle cose.
Consunta dal tempo nella carne, essa non può perire nello spirito, che la fa madre e la lega alla terra che la sostenta.
I COLORI nei quadri sono intensi come ad illuderci che la tela abbia uno spessore senza mai fine, e ciò che è dipinto e si rivela a noi non sia che la prima pagina di un lungo racconto. Come il viaggio di un “veliero”, tra marosi e insidie, la pittura di Aderiano ha lambito terre desolate protette da irte roccie, traditrici come la rupe di “Lorelei”.
Ha navigato per argentei mari, disseminati dalle sirene di “Ulisse”, finchè è guiunta alla sua “Itaca”, ridente di prosperosi frutti ed odorosi fiori, fertile come “la terra d’origine”, a cui il cuore sovente ritorna.
I colori, nell’incanto della pace raggiunta, si fanno vivi e lucenti e caldi, e i gialli e gli azzurri confondono l’armonia della Creazione.

Giuliana Lucia Barosco