Venduto a malincuore lo studio di via Trento, traslocai in quello attuale di via Jesolo. Erano trascorsi cinque anni dagli ultimi echi della “Città crea mostri”!
Raggiunto il vertice della piramide, pensai, proseguire significava la caduta, l’eterna ripetizione dei temi superati dal tempo, cioè la morte della mia pittura.
Scelsi la vita.
Era il periodo del mio film “Quando verrà primavera” ed altri, in cui la chiave espressiva era lirica.
Come scriveva Paolo Rizzi:
“Dal nero alla luce: un tuffo vivificante nella natura”
Volevo immergermi nella luce, allontanare la morte, volgere lo sguardo verso il sole e creare immagini fatte dì verdi smeraldi ravvivati da fiori, appunto, di luce… Dal nero della morte alla vita.
Da questa esperienza, nel 1989, maturarono i “Giardini d’artista”. Luoghi misteriosi che facevano pensare alla creazione: desiderio di equilibrio e abbandono ai sensi della terra nel flusso dei venti e delle stagioni.
La vecchiaia riflessa nello specchio cerca la bellezza e richiama il fascino della gioventù.
Questi Giardini sono in fondo il regno della fantasia, ed ogni individuo ne possiede uno, al quale può accedere liberamente.
Negli anni ’80 e ’90 la rivista d’arte ” D’ARS ” di Milano mi organizzò diverse personali in tutta Italia, ma la più importante è stata certamente la mostra ispirata ai miei “Giardini d’Artista”. Una mostra composta di sei personali di sei pittori tra i quali spiccavano Enrico Baj, Gian Carlo Venuto, ed altri, mostra allestita nel 1994 nei locali del-Forte Crest di San Donato Milanese.